La cura di omeopatia unicista è indicata per le alterazioni della pressione arteriosa, soprattutto se si tratta di alterazione funzionale con vasi indenni da significative alterazioni strutturali, come accade nell’ipotensione e nell’ipertensione iniziale.
Nell‘ipertensione avanzata invece il restringimento stabile dei vasi è un limite per l’azione curativa del rimedio omeopatico, che avrebbe efficacia solo parziale e uleriormente ridotta dall’associazione di farmaci convenzionali. Quindi in questi casi il bilancio costi/benefici depone a favore della terapia convenzionale.
Nell’ipertensione iniziale molto spesso i vasi sono ancora indenni da alterazioni ma tendono al restringimento eccessivo per vasocostrizione funzionale in risposta a vari stimoli come freddo, stress e fattori emozionali, gravidanza; i valori pressori possono presentare ampie variazioni tra le varie misurazioni e si possono essere presenti familiarità, errori dietetici e sovrappeso. In questi casi la cura di omeopatia unicista è molto indicata; essa agisce sull’intera persona: sulla tendenza alla vasocostrizione, sulla modulazione delle emozioni, sull’appetito, sui desideri alimentari come il bisogno di dolce o di salato e sul metabolismo. Quindi la cura omeopatica determina, con maggiore efficacia e minor fatica rispetto ai soli provvedimenti dietetici, normalizzazione della pressione, equilibrio emozionale e peso-forma prevenendo lo sviluppo di ipertensione o posticipandola di vari anni nei casi con spiccata familiarità (come l’avere entrambi i genitori ipertesi).
L’omeopatia unicista è particolarmente indicata nel trattamento di elevazione pressoria in gravide poichè non ha effetti collaterali e rafforza la salute della gravidanza. Con la cura omeopatica si risolvono i vari disturbi soggettivi associati alle elevazioni pressorie come rossore al volto, senso di calore e cefalea. Spesso nel colloquio omeopatico emergono anche sintomi indipendenti dell’alterazione pressoria che risentono favorevolmente della cura. L’omeopatia è una panacea? No, il rimedio omeopatico è radicalmente curativo solo se ha un’elevata relazione di similitudine con il ritratto sintomatologico della persona, delineato con il Colloquio omeopatico e definito con l’Analisi del caso secondo il metodo clinico della classica omeopatia unicista hahnemaniana.