Già dal 1970, la ricerca scientifica evidenziò una correlazione tra coloranti artificiali e sindrome di iperattività nei bambini. Nel 2004 un autorevole studio pubblicato su Lancet ne fornì un’evidenza tale che la British Food Standards Agency raccomanda di eliminare i coloranti dall’alimentazione dei bambini. Il Parlamento Europeo ha votato il divieto di coloranti in alimenti per la prima infanzia e ne richiede l’evidenziazione in etichetta per gli altri alimenti. Il Center Science in the Public Interest (CSPI) ha chiesto all‘FDA (Agenzia per gli alimenti e i medicinali) provvedimenti drastici. Ma nonostante pressioni di pediatri e ricercatori, l’Agenzia prende soltanto atto dell’aggravamento dell’iperattività nei bambini a causa di svariati additivi chimici dei cibi, inclusi i coloranti artificiali.
L’inganno dei sensi
Duplice natura patogena dei coloranti artificiali
Ricordiamo che la disconferma della percezione nel classico double-bind con la madre è definita in psicologia inganno primario. Il binomio appettibilità-dannosità, proprio dei cibi adulterati, produce inganno radicale nel sistema istintivo del bambino in formazione. Infatti in tutti gli animali l’istinto alimentare si basa sul binomio appetibilità-utilità vitale del nutrimento della madre terra.
E’ dunque proprio questa duplice e potente natura patogena a spiegare la correlazione tra coloranti artificiali e sindrome di iperattività (ADHD), che può ulteriormente favorire un’alimentazione disordinata, sovrappeso e obesità. L’ADHD sempre più si configura come malattia sociale correlata a svariati agenti patogeni di questa “civiltà del ben-mal-essere”.