Sin dai suoi albori l’antropologia ha evidenziato che la Medicina è frutto del contesto sociale e culturale entro cui si sviluppa. Oggi, la pandemia prospetta un nuovo modo di essere per la Medicina.
Medicine tradizionali e paradigma biomedico
In queste culture spesso il guaritore, oltre a somministrare rimedi della Natura e agire sulla spiritualità dell’ammalato, dispone anche misure e riti collettivi per la protezione della persona e della collettività. Questa è implicata nella causa e soluzione della malattia individuale.
Evoluzione del paradigma biomedico
Le scienze, l’informatizzazione e l’automazione fanno grandi e veloci progressi. Ma nel mentre il disagio psichico cresce insieme all’individualismo e al non-senso della vita. Nell’epoca dell’unilateralità scientista, l’Essere soffre per la pochezza della vita spirituale, sociale e naturale.
Pandemia e paradigma biomedico
Recentemente la pandemia da covid-19 ha mostrato che l’unilateralità del paradigma biomedico è oggi insufficiente a preservare la salute.
Con queste misure sanitarie su larga scala la Medicina convenzionale esce dal paradigma biologico individuale ed entra in società!
E poi, con le recentemente note relazioni tra coronavirus, clima e inquinamento da polveri sottili, nonchè in generale tra epidemie e allevamenti intensivi, la Medicina può rientrare nella Natura, da cui nacque in origine.
La Medicina è a un bivio?
De facto, per emergenza sanitaria, la dimensione collettiva della Medicina si è affiancata al paradigma biomedico individuale. L’affiancamento è di proporzioni improvvisamente gigantesche, rispetto ai delimitati ambiti di medicina preventiva e alle nicchie di mediazione culturale.
Adesso l’orizzonte vicino e urgente per una Medicina della complessità potrebbe essere la salute collettiva, così come definita dall’OMS, ovvero “benessere fisico, psichico e spirituale” di tutti gli abitanti di un pianeta da salvaguardare.
Oppure la Medicina potrebbe continuare a occuparsi prevalentemente della salute individuale, intesa come gestione ottimale della malattia fisica nel paziente. Si solcherebbe così il percorso usurato e pericolante della lotta contro la malattia fisica, per viandanti soli in strade affollate, di Paesi “ricchi” di denaro inquinato.
Il benessere futuro dipenderà da quanto le volontà costruttive avranno la meglio sul dio denaro, un dio così povero di vita, da non avere proprio nulla di divino.
E agli antropologi del futuro lasciamo il grande lavoro di comprendere i dilemmi di questa nostra epoca!