Diamo insieme uno sguardo alla psicopatologia di massa delle nostre albe e dei nostri tramonti: l’ansia.
“Ansia,” una delle parole oggi più usate, esprime diversi stati di disagio interiore. Ma l‘ansia mia è diversa da quella tua e l’ansia di oggi è un po’ diversa da ieri… Ecco quindi che una parola astratta, ansia, ha sostituito la narrazione di concreti stati d’animo da raccontare a sè e agli altri con espressioni personali, dialettali e poetiche.
Il termine medico “ansia” riecheggia oggi nel vuoto di parole del nostro analfabetismo di ritorno e nel vuoto di consolazioni. Sono infatti scarsi gli strumenti culturali odierni per affrontare il mal-essere. In questo vuoto l’ansia è una malattia da sconfiggere, anzi distruggere, con farmaci ansio-litici denominati anche anti-ansia con terminologia di derivazione bellica, evocatrice di una guerra in atto nel corpo tra ben-essere e mal-essere.
Farmaci ansiolitici
I farmaci ansiolitici sedativi iperpolarizzano le cellule nervose rendendole meno sensibili a tutti gli stimoli, sia a quelli ansiogeni che a quelli necessari alla regolazione di funzioni corporee e psichiche. Gli ansiolitici portano dunque una sorta di offensiva all’unità psico-fisica in toto e non solo al mal-essere! Riducono l’efficienza del sistema emozionale, di attenzione, concentrazione, memoria e coordinazione muscolare. Inoltre gli ansiolitici indeboliscono la psiche anche a motivo della stessa azione terapeutica, cioè la soppressione dei sintomi ansiosi. Infatti, essi, benchè sgradevoli, sono forti segnali vitali, rivelatori di conflitti interiori.
I farmac
Il rapporto sulla salute mentale nei Paesi Europei del 2010, presentato al Congresso dell’European College of Neuropsychopharmacology, stima che per il 2020 il disturbo d’ansia sarà la seconda causa di malattia. Una catastrofe annunciata, ma in Italia sono pochi i provvedimenti non-farmacologici, benchè il Bel Paese abbia circa un terzo degli psicologi di tutta Europa.
Ansia di massa
L‘ansia di massa impone la considerazione dei conflitti interiori collettivi. Spesso l’ansia di massa viene attribuita alla crisi economica, che invece rende ragione di conflitti esteriorizzati e tangibili. Invece l’ansia propriamente detta è espressione -ribadiamo- di conflitti interiori, non facili da identificare.
Nei conflitti interiori collettivi hanno un grande ruolo i media, che realizzano, sin dall’infanzia l’interiorizzazione delle contraddizioni della nostra società. Il singolo vive molteplici conf
La crisi umana
Questa non è la prima crisi dell’umanità, ma è la prima che vede l’uso di massa di psicofarmaci. In passato le crisi hanno segnato il passo di profondi mutamenti culturali. La concezione della vita si ridefiniva insieme ai mutati rapporti socio-economici e le persone esperimentavano il dinamismo di mutati orizzonti d’umane consolazioni. Ora ci stiamo abituando passivamente alla farmacologizzazione della società, nonostante molti siano consapevoli della sua dannosità nella gestione della sofferenza di qualche miliardo di creature umane, e in qualche misura di ognuno di noi.
Abbiamo partecipato al coro delle sirene dell’iniqua fiaba del miracolo economico infinito contro natura. Assumersi ora l’impegno di un cambiamento sostenibile è il primo passo per rafforzare la vitalità personale. Ci si può così ricongiungere al senso dell’esistenza, che rende naturalmente grande ogni vita nell’angolo di mondo che essa abita.
Si dovrebbe evitare di ridurre la sensibilità meravigliosa delle proprie cellule nervose con una medicalizzazione spesso imbarazzante per lo stesso apparato sanitario, costretto a sentinella della crisi ancor prima che promotore di salute.
La crisi personale
Per la persona non è difficile individuare i conflitti manifesti, come quelli correlati al lavoro e a situazioni relazionali contrastate. Ma la decodifica dei conflitti profondi, ancor più potenti, non è facile e richiede dialogo con sè stessi e con l’altro da sè. Una volta individuati, i conflitti, manifesti e profondi, vanno in qualche modo affrontati, ridefinendo il senso della propria esistenza.