Le reazioni avverse al cibo sono di vario tipo: avversioni psicologiche, avvelenamento, allergie e intolleranze – dette anche allergie non allergiche – sostenute da meccanismi patogenetici diversi dall’allergia.
La medicina convenzionale riconosce l‘intolleranza al latte di mucca, descritta per la prima volta da Ippocrate (V secolo a. C.), la celiachia o intolleranza al glutine e intolleranze specifiche verso cibi che scatenano in persone predisposte disturbi specifici. Queste sono reazioni a substrato materiale; ad esempio il metabisolfito additivato nel vino ha azione vasodilatatrice e può scatenare l’attacco emicranico in persone predisposte.
Di recente il campo delle intolleranze alimentari è esteso a reazioni a substrato energetico, diagnosticate con test energetici; il dato nuovo è che molte persone risultano intolleranti. La dieta di eliminazione non è sempre facile per alimenti base come farina, latte e uovo e in caso di intolleranze multiple può condurre a carenze nutrizionali.
L’alternativa è curare l’intolleranza, cioè il modo in cui l’organismo reagisce all’alimento non tollerato. L’omeopatia unicista cura la disposizione dell’organismo a reagire con la malattia a vari fattori, tra cui i cibi. Le intolleranze alimentari sono note in omeopatia sin dalle origini nella Materia Medica Pura di Hahnemann (1755-1843). Il Repertorio di Kent (1849-1916), tuttora strumento clinico fondamentale riporta le intolleranze alimentari nella sezione “Generalities”. Le intolleranze fanno parte dell’intero quadro sintomatologico della persona, che è la guida alla cura omeopatica individualizzata. In virtù della cura di omeopatia unicista, le intolleranze alimentari guariscono insieme a molte malattie e disturbi; lo stato di salute della persona risulta rafforzato e non sono necessarie restrizioni dietetiche, tranne nel caso della celiachia.